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Peter Lindbergh - A Different Vision on Fashion Photography

La traduzione in italiano dell'articolo introduttivo scritto dal curatore artistico Thierry-Maxime Loriot nel celebre volume di Peter Lindbergh, il fotografo che ha segnato il corso degli anni '90 nel mondo della moda e nella società in generale. La sua visione della rappresentazione femminile, rifiutando i criteri standardizzati di perfezione e donando alle prime top model genuinità e naturalezza, ancora oggi è d'ispirazione per le nuove generazioni di fotografi.

Foto (C) Peter Lindbergh - A Different Vision on Fashion Photography - Copertina

TASCHEN - 2017 - 472 pagine


Una diversa visione della moda: La fotografia della verità di Peter Lindbergh
By Thierry-Maxime Loriot

Nel 1988, dieci anni dopo essersi trasferito da Dusseldorf a Parigi per intraprendere la sua carriera di fotografo, Peter Lindbergh ha ottenuto riconoscimenti internazionali e ha lanciato la carriera di una nuova generazione di modelle grazie a un'immagine particolare che aveva recentemente preso di loro. La fotografia mostrava le stesse modelle, allora poco conosciute al grande pubblico, senza pretese, sorridenti sulla spiaggia, tutte vestite con camicie bianche e poco truccate, e senza ritocchi in post-produzione. La prima volta che lo presentò, questo suo scatto fu rifiutato a da Vogue America, poiché la rivista ritenne che non riflettesse la propria visione in quel momento.


Lindbergh spiegò ad Alexander Liberman, all'epoca direttore editoriale di Vogue, e Grace Mirabella, caporedattrice di Vogue America dal 1971 al 1988, che preferiva mostrare donne forti e indipendenti e che non poteva più relazionarsi con le immagini di donne troppo acconciate, così tanto in voga nelle riviste dell'epoca. Nessuno dei due poteva credere che stava rifiutando quella che era considerato qualcosa di prestigioso , ovvero di continuare a lavorare per Vogue. Liberman chiese quindi a Lindbergh di mostrare loro il suo genere di donne.


Foto (C) Peter Lindbergh - A Different Vision on Fashion Photography - Pag. 12-13


Nel gennaio 1988, Lindbergh andò sulla spiaggia di Santa Monica con Linda Evangelista, Karen Alexander, Christy Turlington, Estelle Lefébure, Tatjana Patitz e Rachel Williams. Chiese a Carlyne Cerf de Dudzeele, la fashion editor, di portare solo camicie bianche, senza nessuna moda riconoscibile. Il risultato fu uno shock e una rivelazione in contrasto con quanto era stato fatto in precedenza nella fotografia di moda. Come ricorda Lindberegh: "Quando sono tornato con le immagini, le hanno semplicemente guardate e le hanno riposte in un cassetto dopo avermi chiesto: "Cosa dovremmo farci con queste?" Sei mesi dopo, Mirabella lasciò la rivista e Liberman lo fece poco dopo.


Quando Anna Wintour assunse la direzione di Vogue USA nel luglio 1988, scoprì le immagini che erano state rifiutate dai suoi predecessori. Nel frattempo, Lindbergh aveva regalato le stesse fotografie a Liz Tilberis, all'epoca caporedattrice di British Vogue, che decise di pubblicarle nel numero di ottobre. L'anno dopo, nel libro 100 Years of Vogue, l'immagine delle camicie bianche fu proclamata l'immagine più importante degli anni '80. Appena nominata, Anna Wintour volle cavalcare il suo ottimismo e lasciare il segno del cambiamento con volti nuovi e freschi. Lindbeergh divenne così la sua arma segreta. In contrapposizione alle classiche immagini di copertina di riviste femminili - anni di ritratti sofisticati e ritagliati di modelle glamour perfettamente in forma e scattate in studio - Lindbergh scelse la modella israeliana Michaela Bercu, ritraendola mentre camminava spontaneamente in Place de la Concorde a Parigi, sorridente e con lo sguardo distolto dalla fotocamera.


Foto (C) Peter Lindbergh - Vogue USA - Novembre 1988


Anna Wintour ricorda così quella copertina del novembre 1988: "Ero stata nominata per Vogue America e questa era la mia prima copertina. La protagonista era la splendida Michaela Bercu, fotografata da Lindbergh. Indossava una giacca "haute couture" di Christian Lacroix con una croce di perline. La giacca in realtà faceva parte di un tailleur, ma la gonna non le andava bene. Indossò quindi i jeans della fashion editor Carlyne Cerf de Dudzeele, slavati, quindi non abbinabili alla couture. Ma quando Peter ci inviò l'immagine lasciò uno spazio sopra per il titolo Vogue e pensò che i jeans dovessero essere tagliati. In realtà ha solo rafforzato l'idea di prendere l'altezzosa grandezza della couture e lanciarla giocosamente a capofitto nella vita reale per vedere cosa sarebbe successo... Quello che nessuno di noi si sarebbe aspettato era di pubblicare quell'immagine proprio in copertina, men che meno gli stampatori della rivista, che chiamarono e chiesero con una certa costernazione se c'era stato un errore. Non potevo biasimarli. Era così diversa dai primi piani studiati ed eleganti che erano tipici delle copertine di Vogue dell'epoca, con tonnellate di trucco e gioielli importanti. Questo scatto ha infranto tutte le regole. Michaela non ti stava guardando e, peggio ancora, aveva gli occhi quasi chiusi. I suoi capelli le svolazzavano sul viso. Sembrava tutto facile, casuale, un momento che era stato catturato casualmente per strada; questo era il punto centrale. In seguito, nel modo in cui queste cose possono accadere, le persone fecero ogni sorta d'interpretazione: addirittura che fosse incinta, o che si trattasse di un'affermazione religiosa... Ma nessuna di queste cose era vera.Non appena guardai quella foto, percepii immediatamente i venti del cambiamento".

L'immagine di Michaela Bercu fu considerata da molti una rivoluzione, anche se Lindbergh crede che la vera rivoluzione sia stata il coraggio di Anna Wintour nel decidere di pubblicarla in copertina.


Un anno dopo, Liz Tilberis incaricò Lindbergh di fotografare quella che sarebbe poi diventata l'icona degli anni '90. Per la leggendaria copertina di Vogue British del 1990, invece di selezionare una sola modella, Lindbergh scelse un gruppo di cinque giovani modelle con personalità diverse - Linda Evangelista, Christy Turlington, Tatjana Patitz, Naomi Campbell e Cindy Crawford - tutte insieme per la prima volta.


Foto (C) Peter Lindbergh - British Vogue - Gennaio 1990


Questa immagine sarebbe diventata una sorta di certificato di nascita delle "top model", anche se lo stesso Lindbergh considera l'immagine delle "Camicie bianche", scattata quasi due anni prima, come il vero inizio. La copertina di British Vogue è stata l'immagine che ha definito la nuova identità degli anni '90: modelle che non apparivano più come semplici oggetti, ma con con sicurezza e orgoglio di fronte allo spettatore, in grado di relazionarsi con tutti.

Lindbergh descrive così la sua ispirazione: "Non ero ispirato dal modo in cui venivano fotografate le donne negli anni '80. Stavo cercando di fotografarle in un modo diverso, ma all'epoca nessuno sembrava preoccupato... Volevo allontanarmi dal concetto di donna formale, con uno stile abbastanza perfetto che era molto artificiale. Ero più concentrato su una donna schietta e avventurosa che avesse il controllo della sua vita e non troppo preoccupata per il suo status sociale o emancipata dalla protezione maschile. La mia idea sono sempre state le giovani donne che ho incontrato alla scuola d'arte, molto indipendenti e che parlavano da sole. Le top model hanno rappresentato questo cambiamento. Ciò spiega perché hanno dominato il mondo visivo per molti anni".

Il cantante pop George Michael vide la famosa copertina di Vogue di Lindbergh e ingaggiò immediatamente le cinque ragazze per il video del suo nuovo singolo "Freedom! 90", diretto da David Fincher, in cui venne sincronizzata la canzone con il movimento delle loro labbra. Il video contribuì ad accelerare il movimento delle top model. Questo è stato poi seguito dallo stilista italiano Gianni Versace, il primo a riconoscere il loro potere. Per la sua collezione Autunno 1991, Versace scelse le stesse modelle, e per il finale della sua sfilata le fece scendere tutte in passerella per cantare insieme la canzone di George Michael. Tutto ciò segnò l'inizio dell'era della donna moderna ed entrò a far parte della cultura pop, collegando l'alta moda e il marketing di massa.


Foto (C) Peter Lindbergh - British Vogue - Settembre 1990


Nel 1991, Lindbergh ha diretto il documentario "Models, The Film". Ambientato a New York City, presentava Cindy Crawford, Naomi Campbell, Stephanie Seymour, Linda Evangelista e Tatjana Patitz, e si tratta dell'unico documento video sull'era delle top model.


La Crawford, nata in Illinois, spinta alla celebrità alla fine degli anni '80 con il suo marchio di bellezza sul labbro superiore, dice: "Ho lavorato con così tanti fotografi incredibili... ma sicuramente Peter ha un occhio unico. Questo è stato la prima cosa che ho notato di Peter, anche osservando la prima foto che aveva scattato, probabilmente di Linda. Puoi dire che è una foto di una donna vera, e non di una modella bidimensionale. Vuoi sapere cosa e chi è. Fa vedere realmente la bellezza in una donna matura attraverso l'esperienza, attraverso l'avere figli, i crepacuore, attraverso l'amore, attraverso tutto questo. Aggiunge alla tua bellezza, ti nutre davvero".


La canadese Evangelista, allora sposata con Gérald Marie, presidente di Elite Model Management, nel 1988 ha sconvolto il mondo della moda seguendo il consiglio di Lindbergh di farsi tagliare i capelli corti dall'hairstylist francese Julien d'Ys. All'inizio riluttante, ha accettato, poiché il fotografo sentiva di averla fotografata in ogni modo possibile da quando aveva iniziato a fare la modella a metà degli anni '80. Il nuovo look da folletto di Evangelilsta, le fece perdere una dozzina di contratti, ma ne guadagnò in seguito molti di più. Nello stesso anno, apparve su tre copertine simultanee di Vogue in Italia, Francia e USA, cosa che l'ha rese una delle modelle più iconiche dei suoi tempi.


Foto (C) Peter Lindbergh - Linda Evangelista per Jill Sander - Francia 1994


Lindbergh ha offerto una nuova interpretazione delle donne dopo gli anni '80 senza prestare troppa attenzione all'abbigliamento. Il suo uso della fotografia in bianco e nero è stato molto importante nella creazione dell'immagine di queste donne, successivamente etichettate come top model; prima erano così vicini alla perfezione che sentiva che le immagini finivano per sembrare pubblicità di cosmetici quando scattate a colori. Con il bianco e nero, credeva di poter mostrare maggiormente chi fossero veramente. Che le donne di Lindberegh incontrino alieni, ballino in un cabaret o diventino angeli urbani, indossino "haute couture" o jeans, il fotografo non perde mai di vista le donne nelle sue immagini, portando in superficie l'anima piuttosto che la moda. Più o meno nello stesso periodo, anche il fotografo americano Herb Ritts scattò un'immagine iconica delle top model in gruppo. Lindbergh ricorda che Ritts una volta disse che non doveva nemmeno vedere una nuova modella se la stessa avesse già lavorato con il fotografo tedesco. Ritts si fidava del gusto di Lindbergh perché di solito trovava i nuovi arrivati più interessanti.


Non attratto dall'estetica opulenta degli anni '80, Lindbergh ha trasformato le "sue donne" in eroine del tuo tempo: modelle che sono diventate interpreti, personalità che sono diventate top model per poi essere conosciute solo con il loro nome. Questo cambiamento è stato visto come un tipo di bellezza politicamente e socialmente orientato. Divenne qualcosa di molto più della moda, più che essere bionda o no, grassa o magra, sportiva o intellettuale. Lindbergh ha sempre amato le bellezze pluralistiche che si rivolgevano ad altri uomini e donne, rifiutando criteri standardizzati di perfezione.


Foto (C) Peter Lindbergh | Tatjana Patitz | Le Touquet 1986

Quando ha iniziato a lavorare con la modella tedesca Tatjana Patitz, alcuni non ne capivano il motivo: era considerata una voluttuosa fuori moda. Lindbergh, invece, in lei vide la sua vera anima di donna e il mistero. Amava lavorare con la bellezza atipica Kristen McMenamy, di cui Lindbergh ha scattato le prime foto nel 1984, per via della sua straordinaria creatività.

Della modella britannica Kate Moss, dice: "È semplicemente la persona più cool della Terra. Non è alta o straordinariamente bella in termini di bellezza tradizionale, e come dovrebbe esserlo? Niente sembra infastidirla". Nel 2013 Moss ha dichiarato in un'intervista con il fotografo britannico Nick Knight di essere stata ispirata nei suoi primi giorni da modella dalle immagini di Lindbergh scattate a Linda Evangelista.


Foto (C) Peter Lindbergh - Kate Moss per Vogue Italia - 2014


Nel dicembre 2014, Lindbergh, che voleva concentrarsi sulla nuova e diversa donna che era diventata Kate Moss, ha prodotto una storia in bianco e nero per Vogue Italia con la stessa Moss quasi senza trucco in un classico set Lindbergh. Una delle fotografie più famose di Lindbergh a Kate Moss viene spesso definita un omaggio al capolavoro di Paul Strand "Young Boy" del 1951. Gli appunti di Lindbergh rivelano che quell'immagine, tratta dalla storia di Harper's Bazaar del 1994 "A Star is Born", è un classico "accidentale". Inizialmente avrebbe dovuto essere girato con Madonna. Grazie agli impegni dell'icona pop, invece,, Kate Moss ebbe l'opportunità di girare una delle immagini più iconiche di Lindbergh. Inizialmente venne utilizzato uno sfondo finto, ma Lindbergh chiese che fosse rimosso perché pensava che non funzionasse con la trama. Il risultato è stato un "classico Lindbergh", come sottolinea la stessa Moss.


Foto (C) Peter Lindbergh - Kate Moss per Harper's Bazaar - New York 1994


I primi anni '90 hanno reso le top model più famose delle star del cinema, poiché il glamour della vecchia Hollywood era svanito, dando alle modelle l'opportunità di dominare le copertine delle riviste e le principali campagne pubblicitarie. Le top model avevano una visibilità che la maggior parte degli agenti lavora tutta la vita per ottenere dai propri clienti. Alla fine ciò è diventato dannoso, poiché solo una manciata di modelle era responsabile di oltre il sessanta percento degli affari di un'agenzia.

L'inizio degli anni '90 ha anche visto l'ascesa di una nuova tendenza della moda, il movimento "grunge". Questo look è nato direttamente dalla scena musicale di Seattle, guidata da nuove icone musicali come Kurt Cobain dei Nirvana e Eddie Vedder dei Pearl Jam. Il loro stile, unico nel suo genere, consisteva principalmente in camicie di flanella, jeans strappati e giacche di velluto a coste. Successivamente fu portato sulle passerelle e divenne popolare con la famigerata collezione di Marc Jacobs, "Grunge" Primavera 1993, per Perry Ellis, che lo fece licenziare come direttore creativo del marchio, e con la collezione "Tatoos" di Jean Paul Gaultier.

Intorno a quegli anni, la cultura della moda stava per essere definita con l'ascesa di modelle pallide e con occhiaie pronunciate, tra cui la stessa Kate Moss, diventata famosa con le sue pubblicità di Calvin Klein, ma anche volti nuovi, con tatuaggi e piercing, come la modella aristocratica inglese Stella Tennant , o con androginia come Erin O'Connor, o semplicemente diverse , come le rosse Karen Elson e Guinevere Van Seenus. L'ascesa di una giovane generazione di fotografi come la britannica Corinne Day e il tedesco Juergen Teller, ha proposto una nuova alternativa all'artificio e al glamour delle top model, ovvero l'opposto dello standard che l'industria della moda aveva promosso a lungo.

Il look "Heroin Chic" è diventato popolare nei paesi occidentali, dando una scossa alla carriera della modella Kristen MCMenamy, che si è rasata le sopracciglia e si è tagliata i capelli corti per poi tingerlii di nero.L'"Heroin Chic", era infatti caratterizzato da pelle pallida, occhiaie sotto gli occhi, lineamenti emaciati, androginia e capelli ispidi, tutti tratti associati all'abuso di eroina o di altre droghe. La top model americana Gia Carangi è ricordata per essere stata l'ideatrice del trend

Le originali top model, da molti considerate "sequestrate" dalle grandi case di moda e dall'industria cosmetica nella seconda metà degli anni '90 per la loro forza di vendita e l'attenzione mediatica, hanno fatto quindi dimenticare a tutti il senso del loro fascino iniziale: quello di una donna genuina e naturale.

Lindberg ritiene che le campagne pubblicitarie pesantemente ritoccate in qualche modo abbiano innescato il cosiddetto movimento Grunge. Nel maggio 1997, Bill Clinton, allora presidente degli Stati Uniti, affermò che: "La moda americana è stata un'enorme fonte di creatività, bellezza, arte e, francamente, prosperità economica per gli Stati Uniti. Dovremmo tutti apprezzarla e rispettarla. Ma la glorificazione dell'eroina non è creativa, è distruttiva. Non è bella, è brutta. E non si tratta di arte, si tratta di vita e di morte. E glorificare la morte non fa bene a nessuna cocietà".


Foto (C) Peter Lindbergh | Claudia Schiffer | Santa Monica, 1997


L'idealizzazione delle donne di Lindberg lo ha sempre contraddistinto dagli altri fotografi, poiché dà la priorità all'anima e alla personalità dei suoi soggetti. Considera il casting una parte importante del suo lavoro, spiegando che può ritrarre le persone unicamente così come sono. La sua visione singolare presenta le modelle allo stato puro - in tutta onestà - a volte negli stereotipi, poiché predilige un viso quasi senza trucco, acconciature di base, nude in un modo che esalta l'autenticità e la bellezza naturale delle donne che fotografa. In diversi lavori, come "Supermodels supernatural" (2009) e "Star Without Make-Up" (2009), cattura la bellezza cruda dei suoi soggetti senza alcun artificio. Ha cambiato drasticamente gli standard della fotografia di moda in tempi di ritocchi eccessivi, credendo che l'evidenza rendesse un volto più interessante.


Foto (C) Peter Lindbergh | Naomi Campbell | Ibiza 2000


Lo stesso Lindberg piega: "Il ritocco senza cuore non dovrebbe essere uno strumento scelto per rappresentare le donne all'inizio di questo secolo. Molta post-produzione è necessaria solo quando non hai idea della luce, o quando non hai mai sentito le parole autentico, interessante, stimolante e molti altri. Quando puoi aderire all'idea che non può esserci bellezza senza verità, la risposta è chiara. Quanto è pazza e irreale l'idea di cancellare tutte le tue esperienze dalla tua faccia? Questa dovrebbe essere la responsabilità dei fotografi di oggi. La bellezza che nasce dai valori reali è un'altra cosa e non ha bisogno di questo tipo di ritocco".


Foto (C) Peter Lindbergh | Uma Thurman | New York, 2016


ALTRE COVER DI VOGUE

Foto (C) Peter Lindbergh - Vogue Italia Marzo 2016 e Marzo 2017


Foto (C) Peter Lindbergh - Vogue Italia Aprile 2016


Foto (C) Peter Lindbergh - Vogue Italia Ottobre 2016


Foto (C) Peter Lindbergh | Vogue Arabia | Ottobre 2019


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GALLERY - A Different vision on Fashion Photography











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